Odori
Torno da scuola, e mi metto a leggere da solo nella stanza dove dormiamo assieme agli altri bambini. Ma non riesco a concentrarmi, perché continuo a chiedermi cosa sarà quella struttura che vedo gli ultimi giorni nel cortile e che prima non c’era.
All’inizio parevano solo dei pali di metallo che venivano saldati assieme, con tutte quelle scintille e quell’uomo con gli occhiali scuri che lavorava. Poi, pian piano, il tutto ha iniziato a prendere la forma di una casa, e le pareti che prima sembravano uno scheletro vuoto sono state coperte di lamiera. Una lamiera spessa, bella, non come quella sottilissima dei tetti delle capanne in campagna.
Adesso ha un bell’aspetto, ma non mi sembra che sia una casa. Allora chiedo ad Emmaiè. Lei sa sempre tutto ed è un po’ la madre di tutti noi qui che prima di incontrarla vivevamo per strada. Mi dice che è la struttura che dovrà ospitare il laboratorio di panetteria. “Che bello!”, esclamo. “Faremo il pane! Così lo avremo fresco tutti i giorni, e sentiremo sempre quell’odore di pane appena sfornato che piace a tutti noi bimbi”. E penso che sarà anche grazie a quell’odore che acquisteremo tutti sempre maggior fiducia. Fiducia nel fatto che non torneremo mai più a vivere per strada, che quei giorni saranno solo un ricordo lontano. L’odore del pane, in fondo, è un po’ l’odore della nostra nuova casa.