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Con le mani d’oro e il cuore anche

Con le mani d’oro e il cuore anche

Siamo da poco scesi dall’aereo, soltanto il tempo per portare i bagagli in albergo e andare in bagno.
“Iniziamo a stendere i cavi?” chiede Mirko con aria di sfida.
Tutti ci guardiamo, con due belle occhiaie, ma nessuno ha il coraggio di dire che è stanco o che ha dormito poco sull’aereo.
“Certo”, rispondiamo in un coro di sbadigli. Ovviamente questo non basta a farlo demordere.
“Allora andiamo”, ci apostrofa lui in risposta.
Quando arriviamo ci aspettano, ma nessuno si aspetta che dopo un volo internazionale ci si metta subito al lavoro. Dopo poco però sono e siamo tutti all’opera: chi scava le tracce col piccone, chi stende il corrugato e fa passare i cavi, chi buca il muro. Tutti si danno da fare, anche qualche curioso capitato per caso a cui è subito stato dato qualcosa da reggere in mano o da portare da qualche parte.


La sera siamo abbastanza stanchi, ma contenti che l’impianto che darà energia al laboratorio per la produzione del pane sia impostato. Il giorno seguente Mirko dovrà lavorare sul quadro e sui collegamenti con il generatore, di modo che quando mancherà corrente questo scambi in automatico e le macchine non si debbano fermare. Già le macchine: sono ancora lì imballate che ci aspettano.
“Allora domani alle 7?” chiede Mirko.
Di nuovo nessuno ha il coraggio di dire che vorrebbe dormire un po’ per recuperare e allora andiamo tutti a letto presto.
La mattina c’è un clima sereno e Mirko e Tsegai, l’elettricista che collabora con LET US CHANGE si mettono all’opera.
Nel frattempo, iniziamo a togliere gli imballi e ad aprire le casse di legno delle strumentazioni arrivate via mare, nel container verde. Ecco che uno alla volta appaiono i due forni luccicanti, l’impastatrice e la spezzatrice-arrotondatrice.

Mentre apriamo gli imballi Mirko ci chiama. “Volete assistere alla prima accensione del generatore?”
E mentre lo dice ecco che una nuvoletta nera esce dal tubo di scarico del grande generatore bianco e un bel rombo fa presagire la potenza degli 80 kW. “Wow! Potremmo mandarci tutte le lampadine della città” scherza Arja, uno dei ragazzi più volenterosi che con pala e piccone se la cava alla grande.
Il giorno seguente è tutto un lavoro di collegamenti e di cavi da organizzare: c’è da rimettere mano al loro impianto che non è del tutto a norma, poi si scopre che bisogna anche fare un lavoro sul pozzo perché i forni necessitano di acqua a pressione. Accarezziamo per un po’ l’idea di poter fare cadere l’acqua a gravità dal tetto sfruttando una grande cisterna già presente, ma poi Mirko trova soluzioni tecniche migliori e in quattro e quattr’otto il problema è risolto.
Pare una magia, ma quella che era una stanza polverosa e piena di casse e materiali diventa in pochissimi giorni questo bel laboratorio, con gli spazi organizzati per poter far lavorare i ragazzi e con l’impianto elettrico collegato al generatore di modo che non ci siano interruzioni di corrente. Ci guardiamo soddisfatti, anche se siamo solo all’inizio.
“Mi spiace dover già andare via,” ci dice Mirko la cui ripartenza è prevista per l’indomani.
“Ma tornerai presto, vero?” gli chiede con un velo di speranza la direttrice del centro che vorrebbe sempre avere attorno gente così: con le mani d’oro e il cuore anche.

(FINE DELLA PRIMA PARTE….al prossimo mese)