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Ogni giorno un pelino più vicini

Ogni giorno un pelino più vicini

Sono ormai trascorsi più di tre anni da quando abbiamo iniziato a ragionare assieme all’ONG di Hawassa BETESEB (che allora si chiamava Let Us Change) sul modo di sostenerli. Facevano già il pane per i bambini di strada che aiutavano e volevano fare di più e meglio. Per noi era la situazione ideale: un’iniziativa che partiva da loro, peraltro già avviata, anche se con penuria di risorse. Così non restava che aiutarli a sistemare la componente relativa alle competenze e agli equipaggiamenti professionali. Sarebbero stati poi loro a doversi confrontare con l’attività quotidiana della panetteria, capire la complessità del lavoro del fornaio (che spesso lavora la notte) e cercarsi clienti per iniziare a fare profitti con i quali rendere sostenibile e indipendente l’aiuto che davano ai bambini.

Poi ci hanno stupito di nuovo.  Hanno ottenuto in gestione gratuita lo spazio di un ristorante adiacente al luogo di produzione e così ne è nata l’idea di servire ai tavoli i prodotti appena sfornati, anche affiancando altre preparazioni, specialmente di pasticceria. Un piccolo bistrot, nel cuore del progetto panetteria con cui diversificare l’attività e stabilizzare i ricavi. In men che non si dica i macchinari erano di nuovo in un container in viaggio per l’Etiopia. Poi…

10 marzo. L’arrivo della nave Jolly Titanio a Gibuti nel mezzo del periodo critico, l’inizio della pandemia e i lockdown che si susseguivano in vari paesi, tra cui l’Italia. Le scuole ad Hawassa hanno chiuso, così bambini e ragazzi erano a casa, un centinaio nelle tre grandi case-famiglia dell’ONG Beteseb (che poi quando ci stai tutto il giorno in così tanti non sembrano più grandi). L’ingresso dall’esterno è stato limitato per proteggerli e tutto lo staff si è dato da fare per sostituire insegnanti e maestri nel loro compito. È stata una strana Pasqua. Era maggio quando si sono fatti sentire lo spedizioniere e la compagnia marittima che volevano il loro container indietro. È iniziato un lungo periodo di negoziazione, perché nel frattempo i costi di stazionamento erano saliti alle stelle. La sensibilità della compagnia Ignazio Messina e un forte sconto ha reso tutto più facile.

Poi di nuovo un tira e molla con le istituzioni etiopiche, una confusione di cambi nome sui documenti, modifiche, postille e finalmente il permesso a importare senza tasse arriva. Ma ci sono ancora ritardi, perché lo spedizioniere locale a cui nel frattempo era stato assegnato il compito di portare il materiale donato in Etiopia reclama modifiche ai documenti, un manifesto lo chiama lui: servono altri accordi interni e sorgono difficoltà di comunicazione. Ancora oggi l’ultimo scambio di e-mail dove si sollecita la modifica della dicitura erronea apposta “forni” con quella di “equipaggiamento da cucina”. L’allegato sarà ormai in viaggio, il container è fermo da sei mesi. Domani o dopodomani al massimo si sbloccherà tutto (che tradotto potrebbe voler dire “un lasso di tempo ragionevole, comunque entro la settimana, settimana e mezzo”). Nessuno però si scoraggia. Ogni giorno siamo un pelino più vicini alla meta: Hawasssa, la nuova panetteria /pasticceria & ristoro di BETESEB.